Tra le parole dei Poeti

Posted by on Nov 12th, 2023 and filed under Akkuaria, News. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

Davide Crimi e Vera Ambra

Perché parlare di poesia oggi? È stata la domanda posta durante il recente convegno organizzato dall’Associazione Akkuaria, con il patrocinio del Comune di Catania, in collaborazione con I Lettulandi, Officinae Poiesis, La Sognatrice con le trecce, Lettori nella rete, Appunti diVersi il 23 e 24 giugno 2023 nei locali della Biblioteca Vincenzo Bellini di via Spagnolo 17, che ha portato alla pubblicazione degli atti.

Domanda che Vera Ambra, poeta, editrice e presidente delle Associazione Akkuaria, continua a riproporre durante gli incontri dell’Atelier del Venerdì, organizzati in collaborazione con I Lettulandi, come nell’occasione dell’incontro tenuto presso la Biblioteca Vincenzo Bellini di via Sangiuliano 307, il 10 novembre 2023. Un giorno la poesia è venuta a cercarmi, dice e scrive Vera Ambra. La stessa poesia che la anima e che le fornisce la forza e la fervente lucidità per essere promotrice di occasioni di confronto e crescita; perché, come da lei stessa sostenuto: noi attingiamo alle radici di chi è venuto prima di noi, noi siamo le parole che altri hanno usato – con noi direttamente e in senso lato, ndr -.

Una prima parte dell’incontro si è svolta all’insegna delle letture, di proprie opere, degli autori: Davide G. Aricò, Mario Bonica, Rita Maria Coppa, Davide Crimi, Valentina Giua, Gaetano Interlandi, Rita Ligresti, Martina Luvarà, Arianna Praino, Rossana Quattrocchi e Filippo M. R. Tusa.

Successivamente, a partire anche da spunti forniti dai testi, gli intervenuti e i partecipanti sono stati invitati alla riflessione sul tema poetico, riprendendo la domanda originariamente posta. Tra gli interventi che hanno animato il vivace dibattito, quello degli scrittori Mario Bonica, che si è fatto interprete con una sua poesia, di quel pacifismo già espresso da Rodari con Promemoria, e Davide Crimi, che ha proposto una riflessione sull’utilità della poesia, marcando come questa non solo non serva precipuamente ad uno scopo ma non è nemmeno essenzialmente servile. Anzi, si potrebbe ricordare che la vera poesia abbia sempre il carattere di un dono e che pertanto essa presupponga la dignità di chi lo riceve, come detto da Montale durante il Discorso finale al Congresso per il settimo centenario della nascita di Dante, 24 aprile 1965. Prendendo parola, la prof.ssa Lina Maria Ugolini, ha fatto inoltre notare come la poesia sia un esercizio di sintesi. Dove per sintesi non debba intendersi una mera semplificazione, quanto la ricerca coscienziosa e attenta delle parole, delle assonanze e della musicalità del compositore, che nell’atto poetico condensa. Parole coralmente sentite e rilanciate anche dal maestro Salvatore Barbagallo che in un parallelismo con l’arte pittorica, ha inoltre aggiunto come lo studio e la ricerca siano elementi fondamentali nello studio dell’arte. Gli ultimi due interventi, quasi a ripercorrere il ritratto intimista che si è fatto della poetica collettiva, sono stati ad opera di Vera Ambra stessa, a ricordare il potere salvifico che può avere l’atto poetico in quanto scoperta e relazione col proprio mondo interiore, facendo eco ai suoi interventi durante le giornate del convegno tenuto in giugno, e del dott. Gaetano Interlandi, che è intervenuto sulla dimensione terapeutica della poesia in quanto strumento relazionale tra relazioni intraindividuali ed interpersonali.

A chiusura dell’incontro, l’invito a proseguire il cammino con gli incontri dell’Atelier del Venerdì. Citando ancora Montale, nel discorso di accettazione del Nobel, uno spunto per continuare a porre quella domanda: la vera poesia è simile a certi quadri di cui si ignora il proprietario e che solo qualche iniziato conosce. Comunque la poesia non vive solo nei libri o nelle antologie scolastiche. Il poeta ignora e spesso ignorerà sempre il suo vero destinatario. Continuare a parlare di poesia, oggi e ancora domani, perché noi siamo e perché le parole che riceviamo, sono e saranno parole che doneremo.

 Filippo M. R. Tusa

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