Narice dice radice: le poesie di Lina Maria Ugolini

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Narice dice radice: le poesie di Lina Maria Ugolini

Gli incanti dell’infanzia soverchiano i sogni, li amplificano e lentamente s’insinuano, riscrivendoli dentro l’idea stessa del ricordo.
In lettura di “Narice dice radice” incontriamo attrazioni felici racchiuse nel tempo dell’attesa, nascoste all’interno dell’Intelligenza delle Cose, come ben descritto dal diletto Epicuro, di cui tutta la raccolta è intrisa, assorbita da un innegabile sentimento d’Attesa.
Attimi sospesi al fuoco del desiderio, inces-santemente ricercato attraverso i sensi e le parole.
Pagine come carezze che conducono a un non tempo, a un vissuto intrappolato all’interno di semplici cose, imbrigliate anch’esse all’interno del nostro quotidiano.
“Narice dice radice”, sembra un gioco di parole dove le illusioni lasciano il tempo alle certezze che divengono promesse poetiche attive, generate dai sogni tipici dei bambini che sincretizzano la vita adulta.
Le pagine sentono, respirano con i sensi che, di volta in volta, vengono citati.
Giocano alla scoperta del verso e delle voci, si reinterpretano come fraseggi a specchio di una sostanziale ritmica epidermica, un terminare e un iniziare un sortilegio poetico che diventa incanto, mistero e attesa.
Gelidamente ho giocato con le assonanze e, mi sono trasformata in una eretica protettrice di versi, da Leopardi «Vaga natura e la favilla antica/ rendi allo spirto mio» al fiume in piena in Lina Maria Ugolini «Fiuta il muso del verro / cerca tartufi neri e dorati / tra le radici dei castagni / dei pioppi, dei noccioli / odora e grugnisce».
Già, in premessa, Lina indica la poesia come Radice dell’uomo, un innesto che ritrovo fra le piccole verità contenute in Lettera sulla Felicità nel passaggio:« I sapori semplici danno lo stesso piacere dei più raffinati, l’acqua e un pezzo di pane fanno il piacere più pieno a chi ne manca».
Si crea, fra i versi di Lina, il mito del quotidiano rivestendo l’abito semantico custodito all’interno di un oggetto, passaggio progressivo dal contenitore al contenuto, e nell’oggettualità l’umanità si fa casa, all’interno di un indumento simbolicamente rappresentato: «Parlava la poesia tra le cose/ aperta alla luce del giorno / pronta a sognare nella notte».
In ascolto del Clair de Lune di Debussy rivedo una costruzione alla radice dei sensi scoperti che legano i costitutivi, le correlazioni fra il mito e la natura, l’essenza poetica colta nei piccoli modi, nei sottili elementi.
Vibranti note attraverso la silloge investono di un suono nuovo, estremo, misterioso, incan-tevole sogno di una estatica radice con il soggetto narrativo intrappolato dal verso in essenzialità.
Fra le rime di “Narice dice radice” camminiamo nel mito: nascondigli, armadi e more, catturati da una bambina che gioca con forme che si avviluppavano attorno all’anima attraverso una metrica poetica che la rende plastica: «… il mento poggiato sulle ginocchia/ piegate per entrare in un cassetto».
Intuitrice di un modo d’esistere conciliando un estremo adattamento all’oggettualità, tanto da farne parte pienamente, vivere come so-stanza ideale per sentire pienamente la felicità vissuta all’interno della natura, come una conchiglia sotto il bosco.
Immergersi è atto necessario.
Spegnete i disturbi esterni e dedicatevi all’arte dell’ascolto vibrante.
Buona Poesia!
Grazia Maria Scardaci

Lina Maria Ugolini (Catania, 1963). Figlia e nipote d’arte, è scrittrice, poetessa, contafiabe e musicologa. Forgiatrice di linguaggi e forme, ha pubblicato numerosi libri tra romanzi, manuali, poesia e saggi di carattere creativo per vari editori tra cui rueBallu (premio Andersen 2016), Gremese, Ensemble, Splēn, Villaggio Maori, Siké, Giazira, Ensemble, Kalòs, Saecula, Edizioni del Foglio Clandestino, Akkuaria. Collabora con il Teatro Massimo Bellini, la Camerata Polifonica Siciliana, Musicainsieme a Librino, Cartura, Marionettistica Fratelli Napoli, Piccolo Teatro della Città, Compagnia GoDoT. È docente titolare di Analisi delle forme poetiche, Storia del teatro musicale e Drammaturgia musicale. Ha insegnato al Conservatorio “Umberto Giordano” di Foggia sez. Rodi Garganico, al Conservatorio “Antonio Vivaldi” di Alessandria. Prossimo il ritorno al Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Catania. Ha al suo attivo numerosi testi andati in scena e performance poetiche per voce e musica.

 

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