Hijab: Un muro fra le donne Iraniane e la libertà

Posted by on Jun 11th, 2023 and filed under News, Recensioni. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

Venerdì 26 maggio, alle ore 17, al Palazzo della Cultura di Catania, è stato presentato “Hijab, il velo e libertà“, ultimo libro di Giorgia Butera, sociologa, scrittrice, attivista contro la violenza di genere e presidente dell’associazione Mete Onlus.

L’evento ha fatto parte della rassegna Il Maggio dei Libri catanese, realizzato grazie al gioco di squadra di molteplici realtà culturali attive nel capoluogo etneo, quali I LettuLandi, Akkuaria, Rinascimento Poetico, La sognatrice con le trecce, e Lettori nella Rete.

Al centro del dibattito è il tema delle donne iraniane, la loro libertà, i loro diritti e un cambiamento possibile nel nome di Masha Amini, giovane originaria di Teheran che fu arrestata Il 13 settembre 2022 dalla polizia religiosa nella capitale iraniana a causa della mancata osservanza della legge sull’obbligo del velo, in vigore dal 1983 per tutte le donne nel Paese, sia straniere, sia residenti. La ragazza, dopo essere stata arrestata per aver indossato l’hijab in modo sbagliato (forse considerato troppo allentato), ed essere stata condotta presso una stazione di polizia, è andata in coma ed è morta in circostanze non chiarite nei successivi tre giorni, suscitando l’indignazione dell’opinione pubblica.

Il velo hijab adempie alle norme minime di velatura della donne musulmane e il suo utilizzo, e oltre ad essere obbligatorio viene inculcato come una necessità alle giovani donne, fin dalla tenera età. Un dogma che per paura viene ancora oggi accettato passivamente. È come se queste donne nascessero col velo, esso è quasi una seconda pelle per loro.

Il libro “Hijab, il velo e libertà” (Castelvecchi ed.) tratta di quest’obbligo, spesso edulcorato dalle famiglie ma comunque incontestabile, del Soft Power, di cui una delle principali esponenti è la sceicca Mozah Bint Nasser Al-Missned, delle spose bambine, e di altri aspetti dell’universo femminile iraniano. Alcuni di questi argomenti sono stati introdotti dalle letture di alcuni paragrafi del libro, cui hanno prestato la voce Francesca Sanfilippo (autrice che da qualche anno si è avvicinata al mondo del teatro e a quello del giornalismo, nonché firmataria di questo report N.d.D.) e Andrea Catalano, studente alla Facoltà di Medicina e Chirurgia a Catania, e attore esordiente.

Giorgia Butera si è interrogata insieme a tutti gli uditori presenti all’incontro sul cambiamento culturale di cui cui sono nati primi bacilli rivoluzionari. Su quali siano le reali differenze fra le violenze e la condizione sottomissione delle donne nell’area geografica pressa in esame e la situazione delle donne nate nel nostro occidente presuntivamente evoluto e civile. Ma soprattutto si è riflettuto sul cambiamento come meta raggiungibile e non mera utopia.

Giorgia Butera è una Sociologa della Comunicazione, Autrice, e Advocacy, da sempre impegnata per i diritti umani internazionali. Infatti dal 2014 è presidente della Comunità Internazionale Sono Bambina, Non Una Sposa, e dal 2015 dell’Associazione Onlus METE (Multiculturalism, Earth, Territory, Education).

Dal 2015 è membro della ONG Girls Not Brides e nello stesso anno è stata componente della Delegazione per Missione a tutela dei Diritti Umani. Dal 2022 è fondatrice dei “Rendez-Vous Culturali” di “Mete Onlus”.
Oltre ad essere un’attivista a capo di queste ed altre organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti umani ha anche fatto della scrittura una missione. Ha pubblicato: 3 biografie, 17 ricerche socio-culturali, 7 studi umanistici internazionali, 4 conferences proceedings, 3 book-reviews, 3 contributed books, 2 pubblicazioni internazionali, 1 romanzo, 1 proposta programmatica per attuazione decreto legislativo, 4 saggi brevi di Sociologia della Cultura, 11 citazioni in tesi di laurea e pubblicazioni, 1 piano educativo-formativo, 27 Campagne di Responsabilità Sociale, ideate e condotte.

A moderare l’incontro è stata Maria Grazia Scardaci, insegnante di lettere, presidente nonché fondatrice dell’associazione di promozione culturale I lettulandi-percorsi e letture itineranti, una piccola perla fervente e socialmente impegnata, nata meno di un anno fa e già molto attiva nel territorio catanese e sui social network.

Hanno organizzato l’evento, oltre a Scardaci, anche Vera Ambra, scrittrice, poetessa, presidente e fondatrice e della ben nota Associazione Akkuaria, che è anche una casa editrice, e Valentina Giua, poetessa che ha pubblicato in diverse antologie, e autrice del canzoniere La sognatrice con le trecce, oltre che membro operativo in Sicilia del movimento culturale nazionale Rinascimento Poetico.

All’incontro era presente Salvatore Barbagallo, pittore che ha saputo catturare con i suoi dipinti il dolore e la prigionia della donne iraniane. Molte opere di questo artista di talento sono state recensite da importanti riviste specializzate e cataloghi d’Arte. Nel 2005 presso l’Hotel Principe di Venezia gli è stato conferito il Premio Biennale di Venezia RIALTO. Con motivazione redatta su Pergamena dal noto critico d’arte Giorgio Falossi.

Preziosa è stata la presenza di Fabio Signoretta, del Sistema Bibliotecario Vibonese, giovane sindaco della Calabria e primo cittadino a Ionadi, il quale è intervenuto alla fine dell’incontro per consegnare i libri ad una rappresentante delle donne iraniane residenti in Sicilia nella persona di Samaneh Goudarzi.

Alla fine dell’evento le organizzatrici le organizzatrici hanno donato una targa ricordo a Giorgia Butera a memoria di questo importante e decisivo istante di cooperazione culturale.

Ci auguriamo di cuore che a questo evento edificante ne seguano altri al fine di costruire consapevolezza e sensibilizzare la comunità ai valori della libertà e perché la sacra ribellione alla violenza sulle donne e alla sottomissione di ogni essere umano sia l’unica guerra santa da combattere.
 

Francesca Sanfilippo

articolo apparso sul giornale on.line  Sicilia Giornale diretto da Roman Henry Clarke

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