Itaca dispersa di Dario Mele

Posted by on May 21st, 2023 and filed under News, Recensioni. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

Per prima cosa debbo chiedere scusa a Dario per non essere potuto intervenire alla presentazione del suo nuovo libro di poesie. Purtroppo ad una certa età non si è sempre pronti a seguire i propri impulsi per una questione non di comodità, ma di impedimento fisico. In seconda istanza devo ringraziare l’amica Vera Ambra, che ne ha curato la stampa, per avermi inviato una copia del libro e, quindi, di poterne commentare il contenuto.
Non nascondo che la mia curiosità era alquanto al massimo leggendo il titolo: ITACA DISPERSA! Ho iniziato a leggere aspettando di veder emergere dalle pagine la figura dell’eroe greco di cui Omero ne aveva fatto un mito per quella sua assenza da Itaca durata venti anni dedicata ad una guerra e ad un periglioso rientro in patria.
In effetti dai versi usati da Dario non emerge la reale immagine dell’eroe, ma la sua gigantesca mole di sentimenti, dei quali forse nemmeno lontanamente Omero teneva a mostrarci, ma che altre leggende in merito hanno interessato la sua figura.
Omero aveva in mente l’intenzione di mostrare solo la furbizia di questo personaggio che grazie alle sue vicissitudini ha assunto anche il ruolo dell’uomo innamorato della moglie Penelope, il quale solca i mari, incontra infinite difficoltà che vince pur di ritornare ad amarla.
Alla fine mi sono convinto che Dario abbia analizzato il viaggio fantastico che si cela nell’animo di Ulisse descrivendo nei particolari i momenti di un amore, anche se di altri amori Omero l’ha descritto autore. In sostanza egli si sostituisce in epigrafe allo stesso Ulisse descrivendo le tappe di una vicenda amorosa, quella per la moglie Penelope, semplicemente citata da Omero, ma che sicuramente ha influenzato la sua psiche più che le altre donne.
Non poteva il suo Ulisse non osservare le tappe di un amore che nasce spontaneo e che lo assorbe dall’inizio fino alla fine della sua vita.
Pertanto egli narra i momenti dell’innamoramento con tutte le ambasce, i dubbi, i sogni e le chimere che si affacciano nell’attimo della conoscenza, una seconda fase in cui vi è la pienezza dell’amore corrisposto pienamente e condiviso e infine la terza fase che descrive l’abbandono. Ricordo in proposito che, come Dante racconta nella sua Divina Commedia, Ulisse lasciò Itaca nuovamente alla ricerca di altre avventure e sicuramente avrà sofferto per soddisfare questa sua esigenza di viaggiatore dovendo riabbandonare la moglie.
Ecco quindi che Dario compendia nei suoi versi gli stati d’animo delle tre fasi che sono l’ossatura di tutte le vicende amorose, trovando per ognuna la giusta luce e ombra nei risvolti fantastici che plasticamente si affacciano alla ribalta della vita.
Da tutto questo lavorio di pensieri, movenze, aspettative, delusioni e trionfi, pianti, mugugni, sorrisi dell’anima, appagamenti spirituali e materiali prendono corpo figure che sono state e sempre saranno finché il mondo vivrà. In proposito, la prefatrice, che indubbiamente è più colta di me in materia d’arte, cita, non a caso, i quadri di Fontana per la plasticità delle immagini.
Alla luce del mio giudizio, che è quello dell’uomo in parte digiuno d’arte e che si affida alle sensazioni che la lettura gli consiglia, Dario usando le parole in un’armonia metrica che tiene conto della tonalità dei versi, riesce a dare una completezza d’immagini veramente poetica e anche nuova. I versi non sono tutti eguali, ma vari e adatti ad ogni circostanza: una tecnica nuova che indubbiamente lo distingue dalla tradizionale forma della poesia legata alla staticità del periodare.
Leggendo una qualunque opera letteraria nell’evidenziarne le caratteristiche, mi sono sempre chiesto quali ne fossero anche i limiti. La stessa cosa ho fatto nei confronti di questa opera di Dario, dove tutto corrisponde ad un’armonica visione chiara e convincente. Ebbene, non nascondo che nei ricordi della terza fase la descrizione di alcuni risvolti che evidenziano particolari momenti ci si addentra in visioni descrittive che, a mio avviso, non giovano alla visione fantastica di un mondo che è meglio lasciare alla fantasia del lettore. È come voler mettere per forza le briglie ai cavalli scalpitanti impedendo loro di dare libero impulso alle loro aspirazioni del momento. Questo limite fa precipitare il lettore in una realtà che non è per niente poetica.
Ritengo che lasciandogli libertà d’immaginazione, ai fini poetici, si possa ottenere maggiore effetto d’intensità emotiva.
È questo limite, forse, frutto della mia mania a voler lasciare libertà alla fantasia di chi legge, piuttosto che offrirgli le mia visione illustrata. Non ho la pretesa di essere un caposcuola in campo letterario, ma semplicemente quella di leggere ed esternare quello che il cuor mi detta.
Auguro a Dario il meglio del successo, che son certo raggiungerà, per i suoi meriti non solo letterari, ma anche umani.

Pippo Nasca

 

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