Torquato Tricomi “U tempu di farimi a varva”

Posted by on May 13th, 2018 and filed under Saggistica. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

Sarà stato quel nome “Torquato” che mi ha richiamato alla memoria  l’illustre letterato Torquato Tasso o il titolo del libro che richiama quella dello Sciascia, ho iniziato a leggere questo libro con la ferma convinzione di trovarmi di fronte ad una immane fatica letteraria sostenuta dallo scrittore  per descrivere uno di quei mestieri servili infarcito di retoriche considerazioni letterarie atte a dimostrare la magnificenza operativa storica e normativa di una attività di per se umile anche se necessaria.

Mi sono sbagliato. Man mano che andavo avanti nella lettura, questa mia convinzione veniva sempre meno per i riferimenti a chitarre, mandolini, serenate estrinsecazioni musicali ed altro, fino a scoprire infine  che a scrivere il libro non era un tecnico del mestiere né tanto meno un letterato di professione, ma semplicemente un musico, un melomane convinto ed operativo, il quale aveva scoperto quasi per caso ,una conoscenza con un barbitonsore appassionato come lui di musica, il rapporto esistente tra la sua passione e questo mestiere. Ne scaturisce una visione romantica del modesto mestiere prettamente utilitario, che attraverso la sua evoluzione storica fin dal lontano anno 300 Avanti Cristo ai nostri tempi, si insinua delicatamente e musicalmente tra gli attrezzi e le modalità del mestiere con le note spontanee ed orecchiabili del mandolino e della chitarra.

Ecco quindi che Torquato Tricomi diventa il cantore  romantico  di questa attività umana, dettata dalla necessità di acquisire benessere fisico, la quale durante il suo evolversi entra in contatto con attività di supporto medico ed attrezzature tecnologiche vecchie e nuove, non  escluse le “sanguisughe”, il finto cavallino a dondolo per i bambini, gli emostatici, i rasoi , le macchinette trancia- peli, le ampie tovaglie in sostituzione dei piatti da supporto e quant’altro occorra al barbitonsore di professione.

Il tutto viene allietato dalle note sottofondo dei due attrezzi musicali preponderanti nei saloni (chitarra e mandolino)  ed i bisbigli  o pettegolezzi che emergono dalla frequentazione dei clienti.

Non manca neppure il riferimento alla cosiddetta promozione dell’attività con l’inserimento pubblicitario della famose donnine dei calendarietti profumati di inizio anno, che oggi fanno sorridere, ma che costituivano allora il massimo della trasgressione.

Evidente la nostalgia per i tempi passati, nonostante i non lauti guadagni. Assente la preoccupazione che questo mestiere possa scomparire per l’incalzare della tecnologia, come sta avvenendo per altre attività, come ad esempio, quella del ciabattino. Finché esisterà il genere umano  i peli … cresceranno sempre sulla testa e sulle guance degli uomini ed i rasoi elettrici ed altre diavolerie nuove non basteranno ad eliminare questa attività che non è soltanto utilitaristica, ma sociale ed anche … musicale, anche se il suono della chitarra e del mandolino in alcuni odierni saloni  sono stati sostituiti dalla musica sottofondo della filodiffusione.

Una lettura veramente piacevole e distensiva, non avvelenata da notizie politiche e catastrofiche.

Un ottimo lavoro del melomane improvvisatosi scrittore Torquato Tricomi e della coordinatrice Vera Ambra, presidentessa di Akkuaria

 

                                             Pippo Nasca

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