Ecco i Corti di carta di Miette Mineo

Posted by on Apr 11th, 2014 and filed under News, Recensioni. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

Il 26 marzo si è tenuta, nella sede dell’Archeoclub, presso la Scuola Pizzigoni, la presentazione del libro “Corti di Carta”, dell’autrice catanese Miette Mineo. Si tratta di una raccolta di racconti brevi, ma gravida di temi, suggestioni, emozioni… una raccolta caleidoscopica nella quale  l’autrice rappresenta avvenimenti, e sentimenti, che fanno parte della quotidiana fatica, o gioia, talvolta, di vivere.

Nel suo lavoro Miette Mineo passa in rassegna l’intero ciclo della vita umana. Ecco quindi la spensieratezza dell’infanzia, con i suoi colori, sapori, con l’allegro chiasso di tante piccole voci, il tramestìo di tanti piccoli piedi; l’adolescenza, la fatica di crescere: una fase della vita che la sua personale esperienza nella scuola le ha permesso di conoscere ed indagare. Prepotente protagonista, filo conduttore che accomuna molti dei racconti di questa raccolta, è però, l’amore, analizzato, sezionato dall’autrice con chirurgica precisione in tutte le sue varianti. La timidezza e l’urgenza dell’amore tra adolescenti, l’illusione della conquista tra i giovani, l’amore che si fa dipendenza, annullamento di sé, una catena che solo un gesto estremo può spezzare; un amore disilluso che chiede vendetta, un  orrore che, forse, si nasconde dietro la tranquilla facciata di un matrimonio borghese. Ma l’amore più forte è, probabilmente, quello che non c’è, quello che è finito, e nella sua fine trascina con sé le vite dei protagonisti.

Quello che affida le ragioni del suo non essere più alla freddezza e all’impersonalità di 4 e-mail, 4 SMS; l’amore desiderato, intravisto tra gli scaffali di un supermercato, cercato tra le pagine di un libro o, come si fa di questi tempi, in chat, nello spazio vago ed  infinito del web.  Ed infine la consapevolezza dell’amore perduto per sempre, perché non è più tempo, perché la fama, il successo, sono solo maschere che provano a celare inutilmente il passare degli anni; ed allora meglio uscire di scena in modo spettacolare, piuttosto che rassegnarsi ad un lento declino ed all’immagine impietosa che ci rimanda lo specchio. Lo specchio, sì, anzi gli specchi, perché sono tanti gli specchi presenti in questi racconti.

Lo specchio sembra diventare un  muto compagno, l’alter ego a cui affidare la consapevolezza di sé, della propria esistenza, talvolta della propria coscienza; lo specchio che rimanda ai protagonisti l’immagine di ciò che sono, ma anche di ciò che non sono più; giudice impietoso, silenzioso testimone del cambiamento fisico, sì, ma più ancora psicologico; un cambiamento profondo, che spesso fa sì che i personaggi si ritrovino alla fine talmente diversi da non riconoscersi quasi più.

Ogni scrittore mette nei propri lavori una parte di sé, della propria vita, delle proprie esperienze. Miette Mineo, già autrice di una raccolta di racconti di forte denuncia (La bambola graffiata), lascia trasparire il suo impegno sociale anche in questo ultimo lavoro, inserendovi alcuni racconti che, quasi all’improvviso, aprono degli squarci su realtà a volte lontane, a volte vicinissime a noi, ma difficili e problematiche, come il carcere, l’handicap, il volontariato.

Ecco quindi  che Corti di carta si presenta sì come una raccolta di racconti brevi, ma una raccolta che non è una semplice giustapposizione di storie, quanto piuttosto una sorta di puzzle, ciascun pezzo del quale contribuisce a creare un’immagine, un quadro unitario, un affresco di temi, sensazioni, emozioni in cui ciascun lettore può riconoscere almeno una piccola parte di sé e delle proprie esperienze di vita.

Sonia Nicotra

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