Visita alla Rosslyn Chapel: enigma dal 1446

Posted by on Jul 7th, 2013 and filed under Cultura, News. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

Scozia medievale, 16km da Edimburgo, un viaggio tra storia bretone, celtica, cristiana e massonica

 

Gelida mattinata di luglio in un’uggiosa Edimburgo. Nella ridente cittadina, collocata su sette colli, tra il classico stile medioevale britannico e il moderno, risiedo presso l’avveniristica struttura della Queen Margaret University. Edimburgo, ricca di panorami mozzafiato e sontuosi monumenti, è la seconda città più visitata del Regno Unito e nei suoi dintorni concede al visitatore ampia gamma di meraviglie da conoscere. E alle prime ore del giorno, con spifferi di vento che, più del solito, attanagliano la città, mi preparo per riuscire in un intento prefissatomi alla partenza: visitare uno dei luoghi più enigmatici degli ultimi cinque secoli, “the Collegiate Chapel of St. Matthew”, meglio nota come la Cappella di Rosslyn, ad appena 16 km dalla capitale, nel distretto amministrativo del Midlothian. Ore 7, aspetto seduto al bus stop, per circa quaranta minuti, quando ecco arrivare il 15A. Per raggiungere la località di Roslin il mezzo impiega circa un’ora, tra le innumerevoli fermate cittadine e il tortuoso percorso tra le strade di campagna. Nella tipica giornata inglese scendo dal bus e percorro sotto la pioggia circa un chilometro a piedi. Il monumento che, fino ad allora, avevo visto solo in televisione e nei film, si erge nella limitrofa campagna. Il viale d’ingresso è costituito dalla tradizionale ghiaia fangosa, il tutto coronato da un’atmosfera noir stile “Codice Da Vinci” (tra l’altro è uno dei luoghi che ha ospitato il set del film n.d.r.). Oltre a essere un piccolo capolavoro di architettura, il luogo di pellegrinaggio d’innumerevoli turisti affonda le proprie radici in un tempo molto lontano dal nostro…

 

La traduzione dal gaelico del nome della località indica un’ “antica conoscenza tramandata da generazione in generazione”. Ed è proprio a Rosslyn, che già i Celti consideravano una località sacra, che Sir William St. Clair, terzo Principe di Orkney, decide di fondare la cappella di famiglia. La data è il 21 settembre 1446. I tempi di costruzione sono piuttosto incerti e discussi, ma l’ipotesi più avvalorata è quella che vede terminare i lavori circa quarant’anni dopo: alla morte del Principe, avvenuta nel 1484, la cappella risulta, infatti, ancora incompleta. Va, però, attenzionato che si sono resi necessari diversi secoli, e diverse “tranche” di ristrutturazione, per dare alla struttura l’aspetto attuale: le navate, ad esempio, sono risalenti al XIX secolo, mentre la copertura del coro è stata realizzata da Oliver, uno dei figli di Sir. William. Ma la grande struttura del progetto originario, di diversi “yard” più estesa tanto in chiave longitudinale quanto latitudinale, non è mai stata del tutto realizzata. In Scozia a cavallo tra il regno di James I e James IV (1406-1513) più di trentasei collegiate sono, infatti, state edificate, ove la stravanganza e la magnificenza della struttura era direttamente proporzionale all’opulenza del signore in questione. Ricordiamo che quella dei St. Clair è una delle più antiche famiglie bretoni, dai cui clan si è poi formato il comune cognome Sinclair. 1523: alla Collegiata vengono assegnati sei prebendari e due coristi, ma solo quarant’otto anni dopo, nel 1571, diversi membri, con l’avvento della Riforma protestante, rassegnarono le dimissioni con il relativo passaggio della cappella in mani laiche. Nel 1592, a seguito di battesimi celebrati e inumazioni eseguite all’interno della cappella, Oliver St. Clair fu convocato dall’Assemblea Generale, che raccoglieva i pochi cristiani “sopravvissuti” alla Riforma, e venne minacciato di scomunica qualora non avesse abbattuto l’altare entro il 17 luglio dello stesso anno. Ma la storia di Rosslyn passa anche per la Guerra civile del 1650, quando Oliver Cromwell e le truppe del Generale Monk, durante l’attacco al castello, adoperarono la struttura come scuderie. Trent’anni dopo, l’11 dicembre 1688, Willem Hendrik van Oranje-Nassau, meglio noto come Guglielmo III d’Orange, dopo aver deposto il cattolico James II, incitò le folle alla distruzione dei paramenti sacri della cappella. Inizia, così, lo stato di degrado e di abbandono della struttura finché, nel 1736, il generale James St. Clair intraprese i lavori di ristrutturazione sotto lo scalpellino di Edimburgo John Baxter. Dal 1837 al 1861 il terzo conte di Rosslyn, James Alexander, condusse ulteriori lavori di restauro per poi far riaprire dal Vescovo le funzioni domenicali.

 

Al di là della sua ricca e intrigante storia nei secoli, la cappella è nota soprattutto come luogo esoterico legato ai templari e alla massoneria: da foglie plurilobate, a fiori a quattro petali, passando per rose e gigli, giungendo a stelle e carciofi. Subito dopo essermi introdotto dall’entrata nord vengo colpito dalla magnifica chiave di volta che raffigura due mani che tengono saldo nell’ “etere” lo scudo con l’emblema del casato. Altra particolarità per cui la struttura è altrettanto celebre sono le innumeravoli figure scolpite in ogni angolo dell’ambiente interno. Nel coro sono presenti già i primi simboli legati alla tradizione cristiana: il leone a rappresentare la resurrezione e l’unicorno per l’incarnazione. Immediato e netto, però, il contrasto con il sole e la luna (dualismo del Graal), la colomba e gli amorini. Nella navata nord la lapide dedicata a “Willhm de Sinncler” ER (Et Reliqua), cha trovò la morte contro i Mori in Spagna nel 1330: una spada di tipo “West Highland” e la tradizionale croce floreale associata ai cavalieri del Tempio. Tra gli altorilievi più significativi alcuni draghi, una rappresentazione del figliol prodigo, tre demoni, un angelo con la croce. Ulteriori particolari ho avuto modo di apprezzare nella “Lady Chapel”: un Lucifero legato e a testa sotto, i green man e la danza della morte. Gli “spiritelli verdi” sono legati sia alla tradizione celtica quanto a quella zingara, a rappresentanza del contrasto tra bene e male (da loro trae origine anche la storia di Robin Hood). La “Danza delle morte”, raffigurante sedici figure appartenenti al mondo civile e religioso, è, invece, un motivo assai ricorrente in alcuni storici cimiteri Svizzeri, al Cimetiére des Innocents di Parigi e negli affreschi della Torre di Londra.

 

Tornando all’espetto storico del legame tra i St. Clair e i Templari, cercherò di condurre in brevi tratti l’excursus. Venezia, 1300: Carlo, Antonio e Nicolò Zeno. Carlo venne soprannominato “il Leone di Venezia”dopo aver respinto un attacco genevese del 1380. Nicolò e il fratello Antonio, costeggiando le coste settentrionali della Scozia, vennero spinti da una tempesta verso le isole Fær Øer. Una volta naufragati, furono soccorsi dal capovillaggio Zichmi e diventarono ammiragli della flotta di quest’ultimo. Nel 1394 mapparono la Groenlandia ma poco dopo Nicolò morì. Ecco, quindi, il Principe Henry St. Clair che, nel 1398, con Antonio Zeno organizzò una spedizione con dodici vascelli e duecento uomini. Circa cento anni prima del più noto Cristoforo Colombo, toccarono le coste delle Shetland, di Terranova (Newfoundland in inglese) e di quella che prese, appunto, il nome di Nova Scotia. Il Principe svernò con gli indiani Mi’kmaq ai quali insegnò la pesca con le reti (da lui la laggenda del “god Glooscap”). Da lì, ripartirono per le coste dell’attuale Massachusetts. Tutto questo è narrato nei diari del 1558 da un quadrisnipote di Antonio Zeno. Ad avvalorare la tesi del viaggio, le raffigurazioni di corno indiano e piante di mais (scolpite nella Cappella), la tomba a Prospect Hill (Westford) di Sir James Gunn of Clyth, databile ai tempi della spedizione, e il relitto veneziano di Cape Briton Island (Louisbourg).

 

Cosa c’entrano i templari con la spedizione nelle Americhe? Dopo la morte di Balduino I, sovrano cristiano di Gerusalemme, avvenuta nel 1118, nacque un ordine a protezione dei pellegrini in Terra Santa e, poiché l’ordine aveva sede nei pressi delle ex scuderie del Tempio di Re Salomone, presero il nome di “Order of the Poor Soldiers of Christ and the Temple of Solomon”. Ai cavalieri del Tempio è legato le “Prieuré de Sion”, il cui fine era di collocare i tesori nascosti dai soldati dell’imperatore Tito. Ben presto, però, i Templari divvenero “scomodi”: furono, infatti, grazie alle ricchezze accumulate, gli inventori del primo “international banking”, eseguendo prestiti ad alti prelati, re e principi dell’Europa occidentale. Divennero, così, una minaccia per i potenti, messi di fatto “sotto scacco”. Filippo “il Bello” e Papa Clemente, il 13 ottobre 1302, invitarono ad un banchetto il Gran Maestro templare Jacques de Molay che, con l’inganno, fu fatto prigioniero. Da quel momento, i cavalieri vennero perseguitati… Rieccoci, quindi, a Henry St. Clair, che, in veste di Templare, intraprese la spedizione per collocare il tesoro da lui custodito. L’ipotesi del legame tra i St. Clair e i Templari viene rinsaldato dal matrimonio tra Katherine St. Clair e Huges de Payn (Gran Maestro dal 1118 al 1136) e dall’appartenenza di molti discendenti al Priorato di Sion. La Scozia e il Portogallo divennero le prime due mete in cui i Templari si diressero, essendo questi paesi in lotta con il Papa. La Cappella scampò anche a un incendo, probabilmente risparmiata su volere di Cromwell stesso (forse massone anch’egli).

 

La Rosslyn Chapel è, però, depositaria di misteri ben più grandi: “la Colonna dell’Apprendista” è legata al racconto secondo il quale questa viene attribuita a un allievo del maestro scalpellino. Progettata dallo stesso William St. Clair, costituiva una difficoltà per il maestro, data la complessità dell’opera. Quest’ultimo si recò, quindi, a Roma per istruirsi in merito alla realizzazione, ma, nel mentre, l’apprendista, seguendo delle indicazioni apparsegli in sogno, la realizzò. Al ritorno dal viaggio, il Maestro, vedendo il pregevole lavoro realizzato, fu accecato dall’ira e uccise l’allievo colpendolo con il maglio. Quindi, ne realizzò una anch’egli, ma non all’altezza della prima. La leggenda, narrata nel 1774 da Dr. Forbes in “An account of the Chapel of Rosslyn”, ricalca quella del vestibolo del tempio di Salomone con le colonne Boaz e Joachim. La colonna, inoltre, presenta il tema degli otto draghi di Neifelheim che reggono la base dell’Yggdrasil, l’albero cosmico di frassino che, secondo la mitologia scandinava, tiene uniti inferno, terra e paradiso. Il casato dei St. Clair ha, infatti, origini nordiche: i Vichinghi norvegesi, guidati da Hrôlfr, meglio noto come Rollone, stanziati in Normandia e Gran Bretagna, saccheggiarono la Valle di Tal. Il trattato di pace stipulato con Carlo “il Semplice” prende il nome di St. Claire-sur-Epte. In tempi moderni, esami sono stati eseguiti sulla colonna e, a circa metà del fusto, è stato rilevato un oggetto simile a uno scrigno di piombo contenente una coppa: le prime congetture hanno fatto subito pensare al Graal, ma non sono state rilasciate le opportune autorizzazioni per indagini più approfondite.

 

Ma la località dell’entroterra non è solo mistero… Rosslyn dal celtico, “Ross”, promontorio roccioso, e, “Lynn”, cascata, costituisce un magnifico panorama nella valle di North Esk. Moltissimi autori, poeti e artisti hanno tratto spunto da questi paesaggi: Sir Walter Scott per “The Lay of The Last Minstrel”, David Macbeth Moir in “Delta” o William Turner con gli acquarelli. A celebrare la Cappella di Rosslyn e il suo meraviglioso interno giunsero, nei primi dell’ ‘800, David Roberts e Sam Swarbreck. Dorothy Wordsworth, in visita il 17 settembre 1803, descrisse l’architettura come “exquisitely beautiful”. Infine, il 14 settembre del 1842, persino la Regina Vittoria giunse in visita al sito. Recentemente, più di £13 milioni sono stati stanziati per provvedere a un migliore stato di conservazione delle sculture, della volta, delle vetrate e per un adeguato controllo dell’oscillazione delle temperature.

 

Si conclude, così, la mia visita e le mie ricerche alla Cappella di Rosslyn (con la meriviglia e la soddisfazione di M.V. che ho “costretto” ad accompagnarmi), dicendo “arrivederci” a un mitico luogo del mistero che, sicuramente, per diversi decenni ancora continuerà a incuriosire appassionati e studiosi di tutto il mondo

 

Marco Fallanca

 

 

Comments are closed

È vietato l'uso delle immagini e dei testi non autorizzato.
© 2016 Associazione Akkuaria
Associazione Akkuaria Via Dalmazia 6 - 95127 Catania - cell 3394001417
Registrata Ufficio Atti Civili di Catania il 3 maggio 2001 al n.ro 6010-3 - C.F. 93109960877
scrivi a: veraambra@akkuaria.com