Non tutto è come sembra: misteri e intrighi sul Lago Maggiore

Posted by on May 15th, 2013 and filed under News, Recensioni. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

Due morti misteriose sconvolgono una pacifica comunità in un appassionante giallo pubblicato da Edizioni Akkuaria  Sonja Radaelli UnaMoglieImperfetta

«Un libro che è un’avvincente partita a Cluedo». «Un romanzo che ripropone le atmosfere gialle del film Invito a cena con delitto (1976)». Dopo averlo letto, scegliamo questi strilli per descrivere l’ultimo romanzo della scrittrice milanese Sonja Radaelli, Una moglie imperfetta (Edizioni Akkuaria, pp. 180, € 12,00), un mix esplosivo di elementi e di intrecci che non possono che rapire il lettore e condurlo in un universo enigmatico.

La “moglie imperfetta” del titolo è il personaggio principale attorno al quale ruota tutta la vicenda, una massa di capelli rossi e un carattere indomabile la rendono una donna di una bellezza prorompente che non passa inosservata né tra gli uomini né tra le donne.

La scrittrice non la lascia da sola a tenere le redini del romanzo, ma gioca la carta dei colpi di scena per intrigare ancora di più il lettore. Il risultato è chiaramente un thriller, uno di quelli da cui non si riesce a staccare gli occhi finché non viene saziata almeno un po’ la fame di indizi.

La trama, infatti, è fittissima: la morte di due ricchi e burberi anziani, avvenuta in una casa nel bosco, scatena il sospetto in un piccolo paesino sul Lago Maggiore. Così, in un gioco in cui tutti accusano tutti, una cena organizzata da un ricco Cavaliere della zona chiarirà dubbi, riaccenderà antichi rancori, svelerà misteri ma, soprattutto, facendo leva sulle debolezze dell’animo umano, ne metterà a nudo la complessità tra passioni e scandali.

È un giallo vecchio stampo quello che ci propone la Radaelli, una storia carica di mistero quanto ricca di sentimenti. Perfino le atmosfere sono quelle di una volta, la vicenda potrebbe tranquillamente svolgersi in un passato più remoto – e non nel presente nel quale è ambientata (basterebbe eliminare qualsiasi riferimento alla tecnologia) – senza perdere il suo fascino. Lo stratagemma narrativo di incentrare l’azione durante una sontuosa cena, che raccoglie i commensali attorno ad un tavolo, richiama alla mente la classica ambientazione di molti romanzi di Agatha Christie e dei film gialli degli anni Quaranta. Oltre alle location, che contribuiscono a creare un’aura di mistero, è possibile rintracciare nei personaggi qualcosa che ricorda i protagonisti delle pellicole in bianco e nero, tanto sono caratterizzati e ben descritti. Alcuni sono teatrali, altri riservati, altri parlano solo il dialetto del luogo, altri sono nervosi, altri mettono zizzania, tuttavia, a ognuno di loro è affidato un ruolo specifico, svolto così egregiamente da permettere al lettore di immaginarseli.

A voler scavare nella trama, l’intento della scrittrice non è solo di voler raccontare una storia avvincente quanto quello di scandagliare ogni singolo personaggio e di mostrare che nessuno è esente da segreti o scheletri nell’armadio. Vizi (tanti) e virtù (un po’ meno) sono serviti su un piatto d’argento, alla vista di tutti ma non senza creare scandali e imbarazzi. Nessuno spazio per le banalità, l’architettura del libro si regge in piedi da sola e l’autrice sposta abilmente, da un lato all’altro della stanza, dal passato al presente, da una bocca all’altra, la sua immaginaria macchina da presa, pronta a filmare e zoomare su ogni singolo momento dell’intricata storia che narra.

Con una scrittura limpida, imperniata sulla struttura dialogica del “botta e risposta” e senza tralasciare qualche flashback velato dalle tinte di un nostalgico bianco e nero, la narrazione procede spedita e sicura. Le battute si susseguono in maniera talmente rapida e asciutta da dare la sensazione di leggere un appassionante copione; non sarà per questo difficile immaginare l’eventualità di un efficace adattamento cinematografico futuro.

Inutile dire che nulla è lasciato al caso e che l’epilogo sarà sbalorditivo anche per chi ha l’animo da investigatore. Ma statene certi, questa volta il colpevole non sarà di sicuro il maggiordomo.

Claudia Santonocito

(www.excursus.org, anno V, n. 46, maggio 2013)

 

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