Vera Ambra: una donna vera

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Vera Ambra: una donna vera

Conosco il libro di Vera. L’ho conosciuto bene, attraverso le diverse fasi della sua stesura, lunga, articolata, impegnativa, come impegnative sono tutte le cose che tanto scavano dentro di noi, quelle davvero coinvolgenti. Intime. Profonde.

Vera è questo libro. Lo ha voluto, scritto in maniera catartica, per affidare alle sue pagine, non solo ricordi ed esperienze, fatti e persone, visi e vite di chi ha incrociato lungo la strada, ma soprattutto per poter liberare una parte della sua anima, lasciare sui fogli un peso, a momenti anche gravoso, lasciando anche l’orma che ognuno di noi lascia, vivendo.

E’ uno spaccato intenso e coinvolgente di una vita normale, vissuta in una famiglia normale, che dipana la sua vicenda dall’inizio degli anni ’50, anni di cambiamento, specialmente in un territorio difficile e contraddittorio come quello siciliano, fino ad oggi.

Ma l’ambientazione, pur avendo il suo peso, fa solo da cornice alla figura centrale che man mano viene fuori.

Una bambina, un’adolescente, infine , che cerca la propria dimensione, la propria identità, muovendosi tra mille difficoltà, riuscendo a conquistare un ruolo, strappandolo quasi a morsi, giorno per giorno, che la facesse infine “arrivare”, al nostro arrivare di donne, faticoso, difficile, senza mezze misure, che mai ci affranca del tutto, mai ci libera dal dovere di essere forti, dal dover dimostrare qualcosa, sempre, al qualcuno di turno.

Li ho conosciuti ed analizzati i personaggi che man mano, compaiono nello scenario della vicenda, personaggi normali, forti, teneri, fragili, un campionario di varia umanità ai quali viene affidato il compito di completare, incorniciare il quadro della vita.

Sin dal primo istante, e l’autrice lo sa bene, credo di averglielo detto e ridetto, mi ha molto colpita la descrizione ed il “modus” in cui viene trattata la figura del suo ex-marito. Nonostante le difficoltà, i contrasti, la separazione anche emotivamente cruenta, Vera non ha mai una parola di reale “cattiveria” per quest’uomo, che nonostante gli anni e le vicende continua a definire “mio marito”.

Dipingendo il personaggio non ne evidenzia difetti per il gusto un po’ amaro della rivalsa, nessun rancore a livello umano se non per fatti strettamente tecnici, mai di sostanza.

E’ un amore che va oltre, oltre l’immaginabile, oltre le convenzioni, oltre i cliché di dare e avere, oltre perfino l’orgoglio, ma mai snaturando una figura di donna forte, che in questo suo donare la sua anima completamente, tiene aperto un cerchio ideale, anche a dispetto del “normale”.

La riflessione su quest’uomo è infatti, non a caso: “continuo ad amare l’uomo che ho conosciuto” ed in questa affermazione c’è tutto il sentimento irrisolto per una persona che probabilmente non è stata capace di tener fede alla sua figura originale, ma nello stesso tempo rimarrà cristallizzata nell’anima della moglie per sempre, come’era.

Così resterà.

Angela agnello

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