“Ho nascosto la voce” è un titolo che già di per sé rivela il cuore pulsante di questa raccolta: un’urgenza taciuta, un sentire intimo che prende forma attraverso la poesia. Eleonora Belbusti, con scrittura sincera e intensamente emotiva, ci consegna una silloge che è confessione, atto di resistenza, e, soprattutto, un esercizio di autenticità.
La raccolta è divisa in quattro sezioni — Voce, Nostalgia, Natura, Notte — che riflettono un percorso emotivo ben scandito. Si tratta di un itinerario dell’anima, non lineare ma circolare, dove il presente si mescola al passato e all’onirico, restituendo un mosaico di emozioni cangianti e spesso contrastanti.
Ciascuna sezione esplora un diverso registro affettivo:
Voce, con i suoi versi più immediati e confessionali, è una sorta di lettera aperta al dolore e alla resilienza.
Nostalgia si muove su piani più memoriani e riflessivi, ricchi di immagini tattili, olfattive, che ci riportano alla sensualità dell’infanzia, della perdita, dell’amore.
Natura è il luogo del simbolo e della proiezione; la poetessa si affida alla forza degli elementi per restituire immagini universali.
Notte è il regno del sogno e del desiderio, il momento in cui i confini del reale si dissolvono, lasciando spazio a una dimensione visionaria e carnale.
Belbusti ha una voce che non urla, ma incide. Non cerca il compiacimento stilistico, bensì l’essenzialità della verità. I versi sono spesso brevi, incisivi, talvolta taglienti. Il linguaggio è accessibile, ma mai banale. L’autrice evita volutamente il lirismo eccessivo per concentrarsi su una scrittura nuda, a tratti cruda, che riesce a contenere il pathos senza lasciarsene travolgere.
Poesie come “Così lei ti preparerà gli spaghetti” o “La tua presenza è costante” sono emblematiche per la loro capacità di fondere quotidianità e intensità emotiva. Il dolore dell’abbandono, la frustrazione della distanza, la malinconia della maternità perduta o il desiderio dell’amato sono tradotti in immagini semplici e per questo potenti.
Tra i temi dominanti troviamo:
La maternità vissuta come lascito emotivo, come promessa silenziosa di sogni e forza (“A Davide, Bianca e Maria Stella“).
Il corpo e il desiderio, indagati in chiave sensuale e vulnerabile, mai scontati né volgari.
La ferita e il perdono, affrontati con una lucidità disarmante (“Spilli negli occhi”, “Ferita”, “Oblìo”).
L’identità femminile, che si costruisce nella dialettica tra assenza e presenza, tra solitudine e dono.
Il rapporto con la natura, come metafora di rinascita e fusione con il cosmo (“Mare”, “Albero”, “Candida Luna”).
La poesia di Eleonora Belbusti non lascia indifferenti. È una poesia che accoglie e interroga, che consola ma non risparmia il dolore. Si avverte una femminilità vibrante, consapevole, che si rifiuta di essere categorizzata. Il tono non è mai retorico, ma sempre radicato nel vissuto, nell’esperienza concreta, pur aprendosi al simbolico e all’universale.
La sua scrittura è anche un atto terapeutico, come lei stessa dichiara nella presentazione: un modo per dare forma a emozioni che non trovano spazio nella frenesia quotidiana. Ogni poesia diventa così una fotografia dell’anima, un gesto di cura verso sé stessa e, per riflesso, verso il lettore.
“Ho nascosto la voce” è una raccolta intensa, profonda, autentica. Eleonora Belbusti dimostra una maturità poetica notevole, capace di coniugare introspezione e apertura, delicatezza e forza. Non è solo un libro di poesie, ma un percorso di consapevolezza, un invito a non avere paura del silenzio e della vulnerabilità.
Chi ama la poesia che tocca il cuore e scuote l’anima, troverà in queste pagine un compagno di viaggio prezioso.


