“Profumi nostalgici” è un’opera che attraversa la soglia della semplice lirica per entrare nel territorio intimo e profondo della memoria poetica. Giuseppina Cuddé firma una raccolta colma di delicatezza e spiritualità, dove la parola diventa il tramite privilegiato per dare voce a emozioni trattenute, a ricordi che profumano di passato e a visioni che sfiorano il mistico.
Il titolo stesso, “Profumi nostalgici”, è già chiave ermeneutica dell’intero corpus poetico. Ogni testo sembra sorgere da un’essenza olfattiva invisibile ma persistente, come se ogni verso fosse intriso del profumo di un tempo perduto, evocato non per essere rimpianto, ma per essere trasfigurato. La nostalgia non è qui mero lamento, ma un linguaggio dell’anima che si nutre di memoria, ricordi infantili, amori incompiuti, stagioni interiori.
L’autrice restituisce questi frammenti di vita con una voce limpida e profondamente femminile, capace di accogliere il dolore con la stessa grazia con cui accoglie la gioia.
Una delle metafore più ricorrenti nella raccolta è l’autunno, che diventa emblema di una stagione dell’anima, tempo di raccolta e contemplazione. Le poesie come “Nell’aria di settembre”, “Canoro settembre” e “Procedo con calma” delineano un paesaggio interiore in cui la natura si fa specchio dello scorrere del tempo e della consapevolezza dell’impermanenza. Il lessico è ricco di immagini cromatiche e sinestetiche, che coinvolgono tutti i sensi: il “ramo nudo”, le “foglie d’oro”, la “pioggia amica”, sono elementi che rivelano l’equilibrio tra fragilità e bellezza.
Tre sono i temi principali che attraversano la raccolta come un filo rosso: il tempo, l’amore e il silenzio. L’autrice indaga il fluire inarrestabile degli anni, lo stratificarsi delle esperienze, le cicatrici dell’anima che il tempo non cancella ma insegna ad amare. L’amore è spesso un amore trattenuto, vissuto nel non detto, come in “Stasera sono distratta”, dove l’intimità e la rinuncia si confondono in un’unica voce: «Non oso dire “t’amo”…». Il silenzio, d’altra parte, è spesso fertile e sacro, come in “Il mio silenzio all’alba”, in cui diventa spazio di ascolto, meditazione e rinascita.
Cuddé celebra la femminilità con un tono quasi sacrale, in poesie come “Donna, tu sei l’opera di Dio”, che è un vero inno alla donna in tutte le sue sfumature — divina, terrena, passionale, madre, amante. La scrittura è pregna di sensualità, ma di una sensualità spirituale, che si offre senza compiacimento, con pudore e forza insieme.
Il rapporto con la natura è profondo e pervasivo: il cielo, il mare, la pioggia, le stagioni, gli alberi, le onde — tutti elementi che diventano archetipi simbolici. La poetessa riconosce nella natura una sorellanza spirituale e un riflesso del proprio io lirico. L’universo naturale non è mai sfondo, ma co-protagonista, come in “Amo il cielo”, dove l’immensità cosmica viene interiorizzata e amata.
Il linguaggio di Cuddé è lirico ma accessibile, elegante ma mai eccessivo. La struttura dei testi privilegia la forma libera e il verso breve, con ampio uso di enjambements e sospensioni, che riproducono il ritmo della meditazione interiore. Le immagini sono dense, spesso oniriche, capaci di evocare mondi interiori con pochi tratti.
C’è una musicalità costante nei versi, una dolcezza fonica che accompagna il lettore in un viaggio intimo e personale. L’autrice scrive come se confidasse i propri pensieri a un amico fidato, rendendo ogni poesia un dialogo silenzioso, una confidenza che non chiede risposta, ma ascolto.
“Profumi nostalgici” è molto più di una raccolta poetica: è un diario spirituale, un viaggio attraverso le stagioni della vita, una dichiarazione d’amore per la memoria e per la bellezza effimera del tempo. Giuseppina Cuddé ha scritto un libro che commuove e consola, che lascia un’impronta sottile e luminosa, come il profumo di un fiore ricordato.
Un’opera che si rivolge a chi sa ascoltare i silenzi, leggere tra le righe e ritrovare in sé stesso un’eco di quelle emozioni, riconoscendosi in ogni fragilità raccontata.
Giuseppina Cuddé è una nata a Ginevra (Svizzera) il 6 agosto 1964. Ha vissuto tra Svizzera, Francia e Italia. È laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne presso l’Università di Catania.
Ha conseguito una specializzazione in Pedagogia Sociale presso il Centro Regionale di Documentazione Pedagogica Accademia di Grenoble (FR).
È stata associata alla Société culturelle Dante Alighieri di Lione (FR).
Ha insegnato Lingua e letteratura francese in vari licei di Lione (Antoine de Saint-Éxupéry, Diderot e Albert Camus).
Una volta tornata in Italia, ha lavorato come insegnante di Lingua Francese presso l’Istituto Professionale di Stato per l’Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera di Mineo (CT).
La poesia è diventata il suo linguaggio d’elezione per esplorare i temi profondi dell’esistenza, in particolare la riflessione sul senso della vita, la saggezza e l’arte del buon senso.
Tra le sue opere pubblicate figurano:
Ballata alla vita (Book-Sprint Edizioni, 2018)
Nei miei sogni, soavi canti antichi (Aletti Edizioni, 2018)
Le ali del cuore (Aletti Edizioni, 2019), con prefazione di Alessandro Quasimodo.
Io… anima perlata in Aura de Méije (Aletti Edizioni, 2020)
Il vento delle mie chimere (Aletti Edizioni, 2020), con prefazione di Hafez Haidar.
Profumi nostalgici (Aletti Editore, 2025)
Alito di brezza (Aletti Editore, 2025)
Riconoscimenti e partecipazioni:
È stata inserita nell’Enciclopedia dei Poeti Italiani Contemporanei nel 2018.
Ha partecipato a progetti come “Alessandro Quasimodo legge Giuseppina Cuddé” (2019 e 2020) e “Hafez Haidar legge Giuseppina Cuddé” (2020).
Ha frequentato Masterclass di scrittura poetica con Maestri come Giuseppe Aletti, Giulio Mogol, Alessandro Quasimodo, Francesco Gazzè e Giuseppe Anastasi, conseguendo riconoscimenti di merito.


