“Bosco in città” di Francesco Gianino
Edizioni Akkuaria, Collana Europa – La strada della scrittura
“Bosco in città” di Francesco Gianino è un’opera originale, profonda e sorprendente che si inserisce nel filone della narrativa urbana contemporanea con una voce distinta, a tratti lirica, a tratti diaristica. Il testo si presenta come una raccolta di frammenti, quasi delle istantanee poetico-narrative che scandagliano l’anima di una città – verosimilmente Catania – e al tempo stesso l’interiorità di chi la abita, la osserva e la interroga. La città, infatti, è protagonista tanto quanto gli esseri umani, e il “bosco” evocato nel titolo è metafora viva di un mondo brulicante, contraddittorio, in costante mutamento.
La scrittura di Gianino è affilata ma mai compiaciuta, sobria ma densa, capace di restituire l’essenza delle cose senza diluirla, anzi, caricandola di senso. Ogni pagina è un affaccio su una micro-esperienza, un dialogo, un’illuminazione: siano essi incontri con amici, scene di strada, riflessioni su episodi scolastici o ritratti di vita metropolitana, il filo conduttore è uno sguardo empatico, ironico e allo stesso tempo lucidamente critico. L’autore coglie la poesia dell’ordinario, senza edulcorarlo né giudicarlo, e ci restituisce una realtà filtrata attraverso la sensibilità letteraria e filosofica di chi è capace di vedere oltre.
Tra i tanti temi che attraversano il libro – dall’amore alla solitudine, dalla scuola all’immaginazione urbana, dal consumo alla memoria – emerge costante la tensione verso un senso, verso una forma di consapevolezza del vivere, per quanto precaria. Le citazioni letterarie e culturali, che vanno da Rilke a Rushdie, da Donizetti a Boezio, sono inserite con naturalezza e mai con ostentazione, fungendo da ponti tra l’intimità del vissuto e la grande tradizione del pensiero e della poesia.
“Bosco in città” è anche una riflessione sull’arte di scrivere: il protagonista osserva, ascolta, annota e si interroga su come le parole possano salvare, contenere, rivelare. La città diventa così il palcoscenico di un teatro umano complesso e variegato, popolato da personaggi ricorrenti – amici, colleghi, studenti, baristi, donne enigmatiche, passanti anonimi – ciascuno portatore di una piccola verità, di un frammento di vita che si intreccia con il tutto. Le strade, i bar, i balconi, i pub, i marciapiedi e persino i piccioni diventano elementi di una narrazione corale che attraversa il tempo e lo spazio con passo leggero ma deciso.
Il tono è spesso ironico, punteggiato da battute, osservazioni surreali e giochi di parole, ma ciò non toglie profondità ai contenuti, anzi ne esalta la complessità. La leggerezza è qui cifra stilistica e allo stesso tempo modalità di resistenza. C’è malinconia, ma anche desiderio; c’è la disillusione, ma anche la bellezza imprevista che spunta tra le crepe del quotidiano.
Tra i passaggi più toccanti troviamo le riflessioni sulla morte di un amico, l’idea della scrittura come cura, la memoria degli affetti che resistono al tempo, ma anche la comicità lieve di certi dialoghi surreali e lo sguardo tenero rivolto agli animali e alla natura urbana. È un libro che va letto con calma, da assaporare come un caffè osservando la città dal vetro di un bar, mentre la vita scorre e qualcosa dentro di noi si muove, impercettibilmente.
“Bosco in città” è un’opera ibrida e coraggiosa, difficile da incasellare, ma proprio per questo necessaria: ci mostra che la letteratura può ancora parlare il linguaggio delle cose vere, delle emozioni quotidiane, della complessità umana, e può farlo senza effetti speciali, ma con l’onestà di chi osserva davvero. È un invito a rallentare, a sentire, a guardare meglio – e forse anche a scrivere.


