Aspettando le Nozze di Figaro

Posted by on Feb 15th, 2023 and filed under Akkuaria, News, Spettacolo. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

 

“La folle giornata o Il matrimonio di Figaro” è la seconda commedia appartenente ad una trilogia scritta dal drammaturgo Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais.
La prima commedia è la ben nota “Il barbiere di Siviglia” dove il Conte di Almaviva e Rosina aiutati dagli stratagemmi di Figaro alla fine riescono a convolare a giuste nozze.
La seconda commedia è una satira sociale e fu considerata pericolosa al punto che l’Imperatore pensò bene di farla censurare. Non era concepibile un lavoro dove viene derisa l’aristocrazia e i servi alla fine si rivelano i veri nobili.
La terza commedia si intitola “L’altro Tartufo o La madre colpevole”.
Dalla seconda commedia Mozart e il librettista Lorenzo da Ponte hanno tratto l’opera “Le nozze di Figaro” KV 492 Commedia per musica. Così recita il frontespizio del libretto.
Come lo stesso Da Ponte racconta nelle sue, memorie fu grazie alle sue capacità diplomatiche che l’opera poté essere data, svuotandola però di tutti gli spunti ritenuti rivoluzionari.
In quest’opera troviamo il Conte di Almaviva ormai stanco del matrimonio con Rosina, divenuta contessa, e volge le sue attenzioni proprio verso Susanna, serva della Contessa, fidanzata, fra l’altro di Figaro, e siamo alla vigilia delle loro nozze.
Se nel “Barbiere” troviamo un Figaro di mente vulcanica (all’idea di quel metallo), intraprendente e allegro, nella seconda commedia il carattere cambia. Figaro diventa un personaggio determinato, in guardia alla sua bella. I seguenti versi lo dicono chiaramente.

Se vuol ballare,
signor Contino,
il chitarrino
le suonerò.
Se vuol venire
nella mia scuola,
la capriola
le insegnerò.
Saprò… Ma, piano:
meglio ogni arcano,
dissimulando,
scoprir potrò.
L’arte schermendo,
l’arte adoprando,
di qua pungendo,
di là scherzando,
tutte le macchine
rovescerò.
Se vuol ballare,
signor Contino,
il chitarrino
le suonerò.

Il Conte vorrebbe avvalersi dello “ius primae noctis” che generosamente aveva abolito, ma pentito vorrebbe rimetterlo, ma sarà proprio Figaro che alla fine del primo atto farà entrare a palazzo contadini e contadine per ringraziare il Conte, che ormai non piò più retrocedere della propria decisione.
Nella commedia e nell’opera si inseriscono altri personaggi, come Cherubino, paggio del Conte.
È un giovinetto che prova le prime pulsioni. Le confida a Susanna con i seguenti versi che chiariscono magnificamente l’amore adolescenziale.

Non so più cosa son, cosa faccio…
or di fuoco, ora sono di ghiaccio…
ogni donna cangiar di colore,
ogni donna mi fa palpitar.
Solo ai nomi d’amor, di diletto
mi si turba, mi s’altera il petto,
e a parlare mi sforza d’amore
un desio ch’io non posso spiegar!
Parlo d’amor vegliando,
parlo d’amor sognando:
all’acque, all’ombre, ai monti,
ai fiori, all’erbe, ai fonti,
all’eco, all’aria, ai venti
che il suon de’ vani accenti
portano via con sé…
E, se non ho chi m’oda…
parlo d’amor con me!

Il personaggio viene interpretato da un soprano (en travesti).
Le fantasie di Cherubino non piacciono al Conte che lo caccia via dal castello dopo averlo sorpreso da solo con Barbarina, figlia del giardiniere.
Cherubino prega Susanna di intercedere presso la Contessa, di cui è innamorato, e convincere il Conte a farlo rimanere.
La vicenda si complica al momento in cui arriva il Conte. Cherubino è costretto a nascondersi e assiste alle avances del Conte verso Susanna. Ma anch’egli è costretto a nascondersi perché nella stanza entra Don Basilio che rivela a Susanna le attenzioni di Cherubino verso la Contessa. In un impeto di gelosia il Conte esce dal nascondiglio scoprendo, fra l’altro che anche il paggio era lì nascosto. Il Conte più che mai è deciso a cacciarlo via dal castello, tuttavia gli offre una possibilità. Lo perdona, ma lo invia a Siviglia dove è libero un posto di ufficiale dell’esercito. Questa decisione aiuterà il fanciullo a crescere come sottolinea Figaro con i versi della celebre aria:

Non più andrai, farfallone amoroso,
notte e giorno d’intorno girando,
delle belle turbando il riposo,
Narcisetto, Adoncino d’amor.
Non più avrai questi bei pennacchini,
quel cappello leggero e galante,
quella chioma, quell’aria brillante,
quel vermiglio, donnesco color.
Tra guerrieri, poffarbacco!
Gran mustacchi, stretto sacco,
schioppo in spalla, sciabla al fianco,
collo dritto, muso franco,
un gran casco, o un gran turbante,
molto onor, poco contante,
ed invece del fandango,
una marcia per il fango.
Per montagne, per valloni,
con le nevi e i sollïoni,
al concerto di tromboni,
di bombarde, di cannoni,
che le palle in tutti i tuoni
all’orecchio fan fischiar.
Cherubino, alla vittoria!
Alla gloria militar!

Neanche a Figaro i guai mancano. Nella commedia trovano posto Marcellina, governante e Bartolo medico di Siviglia già incontrato nella prima opera.
Marcellina è decisa a mandare all’aria il matrimonio di Susanna e Figaro in
virtù di un prestito fatto e mai onorato da Figaro. In alternativa chiede di essere ella stessa la sposa. Chiede aiuto a Bartolo, che non glielo nega, avendo così la possibilità di vendicarsi di Figaro, che nella prima commedia aveva favorito il matrimonio tra Rosina e Almaviva. I versi di quest’aria che intona sono alquanto incisivi.

La vendetta, oh, la vendetta
è un piacer serbato ai saggi;
l’obliar l’onte, gli oltraggi,
è bassezza, è ognor viltà.
Con l’astuzia, con l’arguzia,
col giudizio, col criterio
si potrebbe… Il fatto è serio;
ma, credete, si farà.
Se tutto il codice
dovessi volgere,
se tutto l’indice
dovessi leggere,
con un equivoco,
con un sinonimo
qualche garbuglio
si troverà.
Tutta Siviglia
conosce Bartolo:
il birbo Figaro
vinto sarà!

La vicenda continua a svolgersi in un viavai di sotterfugi, espedienti, scambi di persone. Ancora una volta nel secondo atto troviamo Cherubino nella stanza della Contessa, ma che è costretto a nascondersi all’arrivo del Conte.
Non manca il Deus ex machina che conclude il terzo atto. Da un segno che Figaro ha nel braccio, Marcellina scopre che Figaro è suo figlio, frutto di una vecchia relazione avuta con Bartolo, che quindi è suo padre. Figaro può sposare Susanna, ma anche Marcellina sposerà Bartolo.
La commedia si potrebbe concludere, ma la contessa vuole riconquistare il marito. Ecco allora uno scambio di persone. Il Conte, che nel parco crede di incontrare Susanna, invece incontra la Contessa sua moglie. Figaro invece crede che tra le braccia del Conte vi è la sua promessa. In preda allo sconforto intona l’aria:

Aprite un po’ quegli occhi
uomini incauti e sciocchi,
guardate queste femmine,
guardate cosa son.
Queste chiamate dèe
dagli ingannati sensi,
a cui tributa incensi
la debole ragion,
son streghe che incantano
per farci penar,
sirene che cantano
per farci affogar.
Civette che allettano
per trarci le piume,
comete che brillano
per toglierci il lume;
son rose spinose,
son volpi vezzose,
son orse benigne,
colombe maligne,
maestre d’inganni,
amiche d’affanni
che fingono, mentono,
amore non senton,
non senton pietà.
Il resto no ‘l dico,
già ognuno lo sa

Ma alla fine tutti gli equivoci vengono chiariti. La Contessa riconquista il marito e Susanna potrà sposare Figaro.
La vicenda che si è svolta tutta in un giorno si conclude felicemente.

Ah! Tutti contenti
saremo così.
Questo giorno di tormenti,
di capricci e di follia,
in contenti e in allegria
solo Amor può terminar.
Sposi, amici, al ballo! al gioco!
Alle mine date fuoco,
ed al suon di lieta marcia
corriam tutti a festeggiar.

La terza commedia si svolge venti anni dopo gli eventi ora narrati. Messa in musica dal musicista Darius Milhaud.
La Contessa e Cherubino trascorrono una notte d’amore, ma la donna si pente, e dopo aver detto al giovane che quanto avevano fatto era sbagliato e che non l’avrebbe mai più rivisto, questi parte per la guerra e si fa ferire intenzionalmente morendo.
Saranno ancora Figaro e Susanna a salvare l’amore tra Florestina, figlia illegittima nata da una relazione del Conte e Leone nato dalla notte trascorsa tra la Contessa e Cherubino.

Possiamo concludere dicendo che gli eroi della trilogia restano comunque Figaro e Susanna, con un durevole matrimonio felice senza tradimenti, ma anche per ingegno, dignità e nobiltà d’animo.

Alessandro Scardaci

 

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