Stasera sull’Hermada nessun colpo recensione di Giorgia Raptis

Posted by on Jun 13th, 2017 and filed under Centenario 1915-1918, News. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

Anno 1917, zona del Vallone, Fronte di Guerra del Basso Isonzo; in questo luogo è inviato il tenente Giuseppe Carruba Toscano, veterinario di Sutera, provincia di Caltanissetta, Sicilia. Uomo profondamente legato alla cultura e alle tradizioni popolari dell’epoca, viene arruolato per occuparsi dei numerosi animali al servizio dell’esercito italiano necessari per garantire rifornimento, cibo e armi ai soldati durante la Prima Guerra Mondiale: «La campagna si veste di verde. L’usignolo gorgheggia nelle macchie, gli uccellini trillano tra i rami riempiendo di dolce musica questa primavera che preannuncia col verde e con i fiori lo svegliarsi della natura, il ritorno della vita. Lontano verso il Carso tuona il cannone, per le strade è un via vai continuo insistente di carri a traino, meccanico e animato, di soldati a piedi, o sui carri, o a cavallo. Non un canto, solo rumore di ruote, di motori, di calpestio, di esplosioni».

È con questo contrasto tra uomo e natura, tra primavera e guerra, che si apre Stasera sull’Hermada nessun colpo, il diario del Tenente (curato da Filippo Ricciarelli, Edizioni Akkuaria, pp. 176, € 12,00), suddiviso in diversi taccuini riportanti le notizie dal Fronte, come testimonianze derivanti da esperienze dirette, dal vissuto sulla propria pelle, ma anche come informazioni colte dai racconti dei militari di ritorno dal Fronte, o nelle mense degli ufficiali: «Quanti soldati, che movimento. Sotto ogni filiale di piante sono tende e sono soldati. Nella case soldati, nelle strade soldati, dappertutto soldati!».

Uomo di fede convinto della necessità di liberare Trento e Trieste, affida al diario la descrizione di ciò che vede e ciò che sente: dal rumore dei cannoni al ronzio degli aeroplani, dal resoconto di un combattimento vinto alla fuga verso i rifugi dopo aver udito il suono dell’allarme contraereo. Spesso vengono riportati fatti indicibili, raccontati e rivalutati secondo le proprie opinioni, la propria personalità e i propri principi, senza alcun tipo di censura propria della Stampa e delle Versioni Ufficiali, perché destinati ad una scrittura privata, fine a se stessa, ad uno sfogo personale, un confessionale in cui lasciare libero sfogo alla propria intimità e da cui trarre la forza per andare avanti, giorno dopo giorno.

«Appena tramonta il sole, dopo cena, allarme! Si va in caverna. Si sente lo scoppio continuo degli shrapnel dell’artiglieria antiaerea, lo scoppiettio rabbioso della mitragliatrice. E nel silenzio lugubre, interrotto da quegli scoppi, che è di secondi ma pare lungo lungo, enorme: lo scoppio tremebondo delle granate lanciate dal velivolo. Si sentirono due scoppi, trema la terra come attraversa da scossa. Lì per lì silenzio assoluto. Cessano le artiglierie di tirare, cessa la mitragliatrice. Usciamo. Tutto ciò in sotto cinque minuti». Senso di oppressione, isolamento e depressione mischiati alla malinconia per ciò che è lontano, alla nostalgia per il paese d’origine così distante quanto presente nel cuore. La memoria della moglie, dei figli, della loro felicità nel vederlo rincasare tornato dal lavoro, della gioia in quei piccoli occhi quando portava un giocattolo, o un cioccolatino; un ricordo ormai lontano, mischiato alla paura che il passato non potrà mai più essere futuro.

Nel Presente solo la Guerra, davanti a sé l’Hermada, colle teatro di innumerevoli scontri tra italiani e austroungarici, avvolto costantemente nel fumo, nella densa fuliggine, e attraversato da continui lampi d’artiglieria. Un ambiente ostile che diventa spunto per riflessioni inerenti alla natura umana: «I popoli in tutte le epoche si rassomigliano sempre. È un ciclo continuo. È un susseguirsi di dominazioni di una razza su altre che alla sua volta deve subire il dominio delle altre. Tutti i mezzi sono giustificati in guerra, perché tutti hanno un fine ultimo da raggiungere l’annientamento dell’avversario». Un conflitto che può condurre solo verso la rovina e il baratro. hermada

Nel diario non mancano inoltre numerosi rimandi al ruolo strategico occupato dagli animali durante la Prima Guerra Mondiale, in particolare dai muli, essenziali per garantire alla Prima Linea gli approvvigionamenti, i viveri e gli armamenti: «Lì è la sussistenza, schierate le cucine, allineati i quadrupedi. Fuoco, luce, movimento in tutto: scoppi di mine per l’appostamento di artiglierie, per la formazione di caverne, botti, nello spiazzale, piene di vino; muli carichi di acqua; uomini portanti a spalla cassette di cottura, soldati con la gavetta piene di rancio; muli carichi di cassette di cottura che si avviavano verso le prime linee». Prezioso compito del veterinario è prendersi cura degli animali dell’Esercito, assicurando la loro salute al fine di garantire la funzionalità del sistema dei trasporti, dei depositi e dei flussi logistici essenziale per portare avanti la Macchina da Guerra. Giuseppe Carruba Toscano ha lavorato spesso nelle retrovie, ma non sono mancati incarichi vicino alla Prima Linea, dove gli attacchi sono più frequenti. Il nemico infatti ha tutto l’interesse nel colpire il sistema dei trasporti, ferendo gli stessi animali, nel tentativo di impedire l’arrivo del rancio ai soldati al fronte, e di ogni tipo di bene utile al combattimento. hermada

Sono preziose le informazioni che emergono dal diario del Tenente Veterinario, uomo taciturno amante della lettura e della poesia, ma al contempo attento ascoltatore pronto ad appuntare ogni notizia appresa sui propri taccuini. Scrivendo solamente per se stesso, è totalmente libero nelle sue espressioni, i fatti storici vengono accompagnati da profonde riflessioni, alternando parti documentate a inserti più filosofici, con meditazioni sull’uomo, sulla Natura, sull’animo e sulla Fede. Le convinzioni spirituali convivono così con le regole scientifiche e di comportamento, presentando l’immagine e il punto di vista di un uomo di inizio Novecento.

Giorgia Raptis

fonte della notixia http://www.excursus.org

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