Alla Basilica Santa Maria in Montesanto si rinnova il dialogo tra Arte e Liturgia

Posted by on Apr 15th, 2017 and filed under Cultura. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

Carla Fendi

Il 10 aprile 2017  la FONDAZIONE  CARLA FENDI ha rinnovato l’appuntamento,  ormai tradizionale tra gli artisti e la Sacra Liturgia, condividendo e sostenendo, come sempre, le splendide  inizative che don Walter Insero propone nella Chiesa degli Artisti a Roma.

Un “Nome e Cognome” di grandissimo rilievo  si è presentato al pubblico numeroso e caloroso che di nuovo ha scaldato il magnifico scenario della Chiesa degli Artisti con la partecipazione sentita e impegnata.

Gianni  Dessì e la sua Opera, che si chiama proprio così “Nome e Cognome “autoritratto 2015, ha raccolto l’invito di don Walter proponendo una sintesi artistica di incredibile suggestione. Per tanti versi e con molti significati. Quasi un distillato, un’ambrosia che può ferire, atterrire, sconvolgere, predire, ed infine risollevare…. portare alla resurrezione spirituale. Un autoritratto che assurge a ritratto universale dell’uomo moderno. Un “Ecce homo” di una potenza comunicativa spettacolare.

Ma la meraviglia di quest’opera è nel suo movimento, nella sua capacità discorsiva e illustrativa che supera e oltrepassa l’emozione immediata,  che pure è raggelante ed esaltante nello stesso tempo.

Con l’opera lo spettatore inizia un segreto dialogo, profondo, che scava e ferisce, che nutre , sazia e porta alla nuova vita. Non è un’opera statica che invita all’ammirazione e alla contemplazione, non è soltatnto la fruizione artistica che accade ed accascia. Ecco è un ACCADIMENTO quasi teatrale, quasi gestuale, quasi urlante. Dopo aver visto l’opera, c’è una “persistenza “ negli occhi e nell’anima di quell’immagine che diventa vivente, parlante, implorante e che diviene un urlo: “Attenti… il miracolo non è scontato, il miracolo è sul precipizio, potrebbe anche rompersi, frantumarsi, cadere, ferirci!” Ed il raggio della fede , che porta la Resurrezione, simboleggiato dal colore giallo sul viso dell’autoritratto non riesce a coprire tutta l’opera, lo colpisce ma non lo ricopre. E dove il colore non riesce ad armonizzare la pelle della scultura diventa altro, degrada in poltiglia. Questo urlo muto scava dentro il cuore e spinge all’azione benefica più di ogni altro consiglio o invito ad operare per il Bene.

L’umanità è sull’orlo di un  precipizio e la salvezza ci attende, ci tende la mano ma non basta.

 Il raggio salvifico che raggiunge i nostri visi, i nostri cuori, sembra non riuscire a salvarci se noi non ci volgiamo verso l’alto, se il viso resta imbrigliato in una posizione immanente.

L’emozione è stata molto forte e ho avuto bisogno di una notte per fronteggiarla e riuscire a scrivere di questo incontro.

Ma da dove viene un coinvolgimento coì profondo? Qual’è la struttura dell’opera?

Così la descrive Gianni Dessì sul depliant ilustrativo dell’EVENTO:

Caro don Walter l’opera è un autoritratto sospeso a mezz’aria da sottili fili di nailon che sgnano il vuoto del sotto della cupola come sottili linee di luce che partono concentrici dal centro della testa. La posizione sospesa mostra il vuoto del busto occupato solo da una sfera grossolana simile ad un batocchio di camapna che rimanda al suono. In terra un ampio cerchio dipinto di giallo completa l’opera segnando la terra… L’idea di fragilità (ceramica raku) sospensione, sembiante, suono, elevazione…. mi sembra parlino della concretezza dell’uomo, della sua fragilità …”

E lo spettatore, il dialogante con l’opera, non capisce se i raggi partono dal cielo verso l’uomo per salvarlo o se l’uomo tende con la forza della sua fede e delle sue scelte alla dimensione celeste.

Il dubbio aleggia nell’opera fino alla comprensione del messaggio.

L’opera è un momento di attesa. Il silenzio è il vero protagonista dell’opera.

Il silenzio che azzittiszce sia la dimensione terrestre – la campana ancora non suona sulla terra – sia la dimensione spirituale.

I raggi ancora non hanno operato il miracolo della salvezza.

L’Ecce homo è in bilico, da sempre, oggi come non mai.

Potrebbero rompersi, spezzarsi i raggi che, ad un certo punto per un gioco di luce dai finestroni della Basilica, sembrano scomparire.

E vedi nella scultura di Gianni Dessì  la faccia dell’uomo uomo in bilico, implorante, quasi un attimo prima di soccombere.

Poi, almeno così a me è parso, per un raqggio più forte del tramonto romano, il giallo del colore sul viso di ceramica sembra uniformarsi, invadere tutta la faccia.

E’ un attimo, sembra sfiorare l’eterno, ma è un attimo!

Un millesimo di secondo in cui credi che veramente c’è stata la salvezza, quell’abbraccio tra l’umano ed il divino, ti illudi  che i raggi della dimensione superiore abbiano varcato al soglia del nulla per ricomporre la BUONA NOVELLA. E’ un millesimo di secondo!

Un accadimento del cuore, della speranza, della mente, della psiche.

Le ombre dolci della prima sera romana scendono sulla Basilica e di nuovo vedi i fili e capisci che il miracolo della Pasqua ancora non è arrivato.

Che il miracolo è in bilico sul mondo.

Cha l’abbraccio deve avvenire per una nostra scelta, per un nostro preciso impegno, per un nostro aderire alla buona novella.

 Il libero arbitrio non è una magia teatrale, non è un dono dall’alto, è un tendere insieme i fili della salvezza.

Anche l’uomo è  protagonista della sua salvezza.

Deve impegnarsi nella direzione giusta del Bene e della Pace perchè avvenga il miracolo della salvezza.

Della Pasqua e della Resurrezione.

Ma il pomeriggio del 10 aprile 2017  Roma, la Chiesa degli Artisti, Gianni Dessì e la sua ARTE così matura, così spessa, così sintetica, ci hanno donato una visione della Pasqua in un millesimo di secondo, nell’abbraccio naturale spontaneo degli elemeneti del cielo e della terra. Evocati con l’arte sublime, così carnale, così concreta eppure di una sintesi simbolica tutta mentale e psichica incredibile, di Gianni Dessì.

Di questo dubbio della salvezza, di questa angoscia del dubbio, di questa liberazione del dubbio attraverso l’Arte dobbiamo essere grati. Perché il dialogo tra l’ARTE E LA LITURGIA  è vivo, concreto, reale.

Un esempio di dialogo ad altissimo livello, come del resto sono sempre  gli Eventi che la Fondazione CARLA FENDI  sostiene ed appoggia.

In fine mi concedo una nota di colore e di simpatia, la Signora Carla Fendi era radiosa soltanto come è capace di essere chi nell’Arte ci crede veramente. E si illumina davanti ad un capolavoro.

 Anna Manna  

 

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