Tra i sapori della Sicilia sboccia una regina per l’8 marzo: Cristina di Svezia

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 L’8 marzo al GRANO ANTICO- Sicilian Embassy a Roma  si festeggia la festa della donna in poesia.

Nel ristorante, scrigno di sapori e tradizioni culinarie siciliane, si svolgerà infatti un  Recital di poesie con le  poetesse FABIA BALDI, JOLE CHESSA OLIVARES,  ANNA MANNA.

Un otto marzo all’insegna della poesia d’amore per un  messaggio di riscoperta della relazione come punto di riferimento insostituibile. E per ripercorrere gli amori nella storia del mondo Anna Manna ha scelto una figura femminile  di grande interesse: Cristina, la regina di Svezia.
A conclusione della serata al Grano Antico saranno estratti a sorte, tra tutti i presenti, alcune copie del libro di Anna Manna “Amori negati” ispirato proprio  alla  figura storica femminile di grande fascino e significato Cristina di Svezia ed al suo tormentato amore per il filosofo Cartesio.

Una grande studiosa di Cristina di Svezia, Veronica Buckley così ha delineato la figura della regina:
    “Quello di Cristina era un mondo al bivio, dove Dio regnava ancora, ma gli uomini avevano cominciato a dubitare. Cristina stessa si sarebbe trovata più volte a un crocevia su questioni di religione, di potere, di politica e di sesso e avrebbe dato prova di essere una protagonista della sua epoca donchisciottesca, un Personaggio di grande imperfetta bellezza, come il barocco, l’irregolare perla che avrebbe dato il nome a quel periodo storico vibrante e violento.” (Veronica Buckley, Cristina Regina di Svezia, Le scie Mondadori 2006)

Anna Manna nel suo libro Amori negati ha voluto dipingere la donna, al di là del significato storico della eccentrica regina.

Figura di grande rilievo storico divenne un personaggio eccentrico e chiacchierato, senza che mai nessuno riuscisse  a capire l’indole fino in fondo e chiarire le sue stranezze.
Così nell’incipit del breve racconto scenico Amori negati  Anna Manna ci introduce alla analisi della donna e della regina:
    “Cristina di Svezia salì al trono giovanissima, per successione diretta, dopo la morte del famosissimo padre nella guerra dei trent’anni. La regina odiò la guerra dei trent’anni per tutta la vita, e si adoperò in ogni modo per arrivare alla pace ma la successione in così giovane età creò in lei delle discordanze caratteriali. Altera e fragile nello stesso tempo, vagava tra una personalità maschile che si esprimeva nell’identificazione col padre ed una identità femminile che la sua innegabile bellezza le regalava. Doveva per destino essere forte, staccarsi dalle fragilità femminili ed adoperarsi con forze maschili nel governo del regno svedese. Altezzosa, regale, importante, fu una personalità eccentrica e stravagante. L’ammirazione per il sesso maschile, sicuramente retaggio di un complesso edipico irrisolto acuito dalla morte del padre in battaglia, forse l’invidia per il sesso maschile che meglio le avrebbe fatto vivere il suo ruolo, la portò a rinnegare la sua femminilità. É noto che voleva essere chiamata re e non regina.
    Ci sono tutti gli ingredienti per dipingere Cristina come l’antesignana di un femminismo acceso e moderno. Ma la sua personalità eccentrica e orgogliosa va ben oltre etichette di comodo. Irruente nei dialoghi con l’altro sesso, intelligentissima, coltivò da vero mecenate incontri e scambi con le più belle intelligenze europee. Centrale nella sua vita fu l’interesse reale e concreto verso la filosofia. Questo bisogno intellettuale di approfondimento filosofico la spinse a chiamare presso la corte svedese il notissimo e carismatico filosofo Renè Descartes. É realtà storica l’usanza della sovrana che voleva, ogni mattina alle cinque, il filosofo vicino a lei per discutere di filosofia. L’incontro fu intrigante, interessante. Due caratteri particolarissimi, una sintonia mentale sorprendente trai due. Gli storici di tutta Europa sono andati a nozze per scoprire se il loro fu soltanto un fuoco mentale o se la passione li legò fino alla morte di lui. Certo c’è chi scrive che Cartesio accettava soltanto la presenza della regina per scaldare il suo pensiero. C’è chi invece li dipinge casti e dignitosi in un incontro mentale da far tremare i polsi. Chi vide nei due la passione, chi li inchiodò in una sadica battaglia sotterranea di poteri: quello maschile e quello femminile, il potere temporale della corona e il potere nobile della mente. Lei fu sicuramente altera, innamorata del potere. Dunque viveva l’amore e l’innamoramento come un’alternanza tra un abbandono desiderato ed un rabbioso constatare la sua dolcezza di donna.
    Lui fu sicuramente attratto e coinvolto sia dalla battaglia inconscia dei loro poteri, sia dall’interessante dialogo con una donna capace di tenergli testa, forse dall’amore tout-court, semplicemente dalla bellezza della regina ventiquattrenne.
    Lei s’innamorò perdutamente del cinquantenne filosofo che la guidava con un vigore mentale che certo lei non poteva avere.
    L’età più adulta che le rammentava la figura paterna, il sentore di una cultura diversa dalla sua (la cultura francese) che le sembrava un esotico richiamo verso mondi lontani, il suo essere stata molto vicina sentimentalmente al suo stesso sesso (è storico il legame con la sua dama di corte con cui divideva il letto) e la scoperta di una virilità decisa, concreta, di grosso spessore mentale, la vinsero completamente. Alla morte di lui, si dice che morì di polmonite, sembrò impazzire e mutò completamente la sua vita. Abbandonò il trono, la Svezia, la sua religione, la corona. Sicuramente però restò donna di potere. Un potere che aveva rifiutato come eredità, come dovere imposto, ma che volle come affermazione della sua personalità e delle sue capacità. Moderna, attuale, grintosa, ho voluto dipingerla nel momento dell’amore. Forse l’unico vero, grande innamoramento.
    Scalfita nell’anima, Cristina si sentì veramente donna, suo malgrado e con stizza, forse soltanto con Renè.

 Anche se forse mai il loro amore si espresse con gesti.”
 Alessandro Clementi

 

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