Gallipoli 9 febbraio, seconda tappa del Viaggio di Akkuaria

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Voltare pagina per ricominciare è il titolo dell’installazione approntata in occasione della prima mostra alienista “Dall’attualità al fantasy” organizzata dal maestro Giorgio De Cesario, uno tra i fondatori e firmatari del Manifesto “Alienismo“. Il movimento artistico e di pensiero, nato dall’esigenza di rappresentare l’Arte partendo dalla manifestazione dell’Idea e dalla sua interpretazione, con lo scopo di riportare il pensiero creativo all’interno di forme adeguate a esprimere la complessa spiritualità contemporanea, sperimentando nuovi equilibri fra contenuti e forme nella sintesi che si produce fra la natura spiritualizzata e lo spirito materializzato.

Dunque un movimento che vuol controbattere e contrastare con i mezzi possibili l’attuale condizione della nostra società contemporanea, oggi sommersa in una delle più totali e aberranti forme di alienazione.

“Alienismo”, nel suo verbo “alienare”, vuole in pratica evidenziare il modo in cui l’uomo si è estraniato a se stesso e il modo in cui ha preso le distanze dalla realtà, divenendo egli stesso “alienato” e “alienante” per sé e per gli altri.

Il termine Alienismo porta con sé una provocazione e una denuncia contro ogni forma di alienazione che in maniera sempre più dilagante ottunde le menti e schiavizza l’uomo.

L’Arte è il primo gradino per l’autocoscienza dello Spirito, in quanto esso, solo nell’arte può vivere nell’immediatezza e nell’intuitività della sua fusione con e nella natura.

Il pensiero creativo di questa installazione sicuramente dà corpo e pensiero all’opera scultorea “La sposa lasciata“, con il quale l’artista ha inteso legare con una sorta di fil rouge la nuova produzione artistica di Giorgio De Cesario.

 L’Alienismo intende portare nuovi equilibri vitali all’interno della società contemporanea dal momento che essa, con il suo stile di vita, commette costantemente espropri di coscienza sino a decretarne la morte.

L’idea creativa dell’intera mostra punta principalmente a mettere in discussione il ruolo della donna, oggi spogliato definitivamente della veste di “Nume tutelare della casa”.

 Il perno dell’evento è dunque la famiglia dei giorni nostri. La famiglia magari intesa come espressione naturale della nostra attuale modernità ma, in entrambi i casi, il peso maggiore dell’una e dell’altra cade soprattutto sulle spalle delle donne, costrette in tutti i casi non solo a fare i conti con i numeri di quella quotidianità che oggi a malapena ci permette a stento di resta a galla nel mare dell’invivibilità, ma che da un certo tempo a questa parte è costretta a fare i conti con la violenza domestica e non e spesso con il femminicidio, oggi nuova piaga sociale.

Sono molte le opere con cui De Cesario affronta questi temi, tra l’altro propinate a dosi massicce dai mass-media a tutte le ore del giorno.

L’istallazione che concentra l’attenzione sulla scultura “La sposa lasciata“, apre il percorso della mostra e ad ogni opera l’artista ci pone davanti a moniti che lascia aperti spunti di discussione e di riflessione ma forse è bene che le risposte ognuno di noi le trovi nel proprio cuore, qui possiamo solamente limitarci a raccogliere il grido dell’artista che con pochi elementi catalizza l’attenzione sul gravoso problema della perdita delle persone amate.

 Voltare pagina per ricominciare fa da cornice ala scultura di Giorgio De Cesario, che con tutto il suo carico di colori preziosi, nonostante il peso morale del tema con cui è stata battezzata (La sposa lasciata), in ogni caso lascia spazio alla speranza e alla rinascita, due temi che ben si accordano alla campagna di educazione sentimentale, da breve intrapresa dal Movimento “Alienismo”.

 La sposa lasciata la troviamo al centro dello spazio espositivo e sovrasta la sacralità di un altare (dove un giorno ha pronunciato il suo sì) innalzato a poche decine di centimetri da terra. Poco più avanti, alcuni gradini in discesa la separano da tutto ciò che si sta lasciando alle spalle: l’abito bianco del matrimonio e con esso i ricordi di una vita trascorsa con l’uomo che adesso – al suo fianco – non c’è più.

La donna artisticamente è rappresenta in un perfetto bilico tra il passato (certo) e il presente (incerto). Il passato è rappresentato dalle pagine che hanno raccolto e raccontato le sue storie, il presente è solamente una scia di oggettini rossi che possono simboleggiare le lacrime versate o la sofferenza con cui sta elaborando il doloroso percorso che dovrà affrontare da sola. Ma potrebbe rappresentare anche la speranza di un nuovo camminato segnato da petali di rose rosse.

Molto probabilmente la scia di rosso che in qualche modo lega il presente-futuro con il passato rappresenta l’elaborazione del lutto della separazione e per quanto si possa far finta di ignorarlo o di rifuggirlo, accettare il ‘dolore’ e dargli ascolto è l’unico modo per superarlo.

Tutto sommato è una sposa che dietro di sé lascia sequele di pensieri, belli e brutti, a ricordo di un matrimonio fallito alle spalle: il passato è certo ma il futuro è solamente un fiume che non dà più acqua.  Difatti, a far da greto al passato c’è l’abito da sposa, l’abito che la donna un giorno ha indossato per recarsi sull’altare e pronunciare il suo sì, mentre adesso è pieno di vicissitudini che oramai non pesano nulla ma che forse al momento sono banali lenimenti per cicatrizzare la ferita profonda che incombe sul presente.

 Con questa installazione il pensiero dell’artista denunzia la crisi del matrimonio, della famiglia e l’aumento di separazioni e divorzi, quindi rispecchia e sottolinea l’attuale “assenza” e la mancanza di “certezza” che incombe sulla testa di chi “lascia” o di chi “è lasciato”. Certo è che da entrambe le parti si sperimenta ogni sorta di amarezza e disperazione per la separazione dalla persona che per un certo periodo della vita è stata compagna o compagno di viaggio.

 In fin dei conti Giorgio De Cesario ha messo in pratica il principio del Manifesto dell’Alienismo, compiendo, con le sue tele, il primo passo di quel percorso di risanamento estetico da cui prende vita una riuscita azione di rinascita.

 Vera Ambra
Gallipoli 9 febbraio 2013

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