Un’estate pulita

Posted by on Jul 31st, 2012 and filed under Ambiente. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. Both comments and pings are currently closed.

Luglio: «Ritorna un’altra estate», come cantavano i Collage negli anni ’70, e con essa il caldo, la voglia di mare, di spiagge, di pinete ombreggiate, di spazi aperti in cui respirare e rivitalizzare i nostri polmoni sacrificati durante l’inverno tra smog e ambienti chiusi.
Ed è così che, trascorrendo più tempo all’aperto, si finisce col guardarsi attorno e prendere consapevolezza degli scempi commessi dai nostri simili. Non credo capiti solo a me di ritrovare spiagge e scogliere ricoperte di plastica, cartacce, mozziconi, o qualsiasi altro tipo d’immondizia gettata distrattamente dal finestrino di un’auto o passando a piedi. Non è così?
Certo, in pieno luglio e agosto è anche più facile scaricare la responsabilità sul turista: brutto, sporco e cattivo; eppure, durante i mesi antecedenti non si fa altro che preparare il terreno fertile per il proliferare discariche improvvisate tra un angolo di natura e l’altro.
Stranamente, però, non ci sogneremmo mai di gettare della cenere sul pavimento della nostra casa, bucce di frutta o barattoli vuoti nel soggiorno e in stanza da letto; perché, allora, farlo sulla sabbia, su un prato, in un’aiuola, o ai margini delle strade?
Il pianeta non è forse “il luogo in cui viviamo” e quindi casa nostra? Purtroppo, però, sembrerebbe che la mentalità dei più sia: «Posso farlo, tanto ci sarà qualcun altro a pulire»; oppure: «già sporco, chi vuoi che si accorga di una carta o di una bottiglia in più?»
Ed è così che, carta dopo carta, bottiglia dopo bottiglia, ognuno apporta il suo turpe contributo a inquinare un luogo che noi tutti ci ritroviamo ad abitare ogni giorno. La questione, allora, ha radici che vanno oltre un semplice gesto distratto e sono da ricercare nella dilagante mancanza di rispetto per l’altro, nell’agire come se tutto fosse dovuto, come se la nostra libertà fosse al primo posto rispetto a quella degli altri; ai quali, quindi, non resta altro che adeguarsi e subire.
È davvero questa, dunque, l’unica cosa che ci rimane da fare in una società, come quella attuale, che si riscopre sempre più povera di valori e spaventata dalle possibili reazioni di chi agisce con prepotenza? Subire? Io spero e credo di no.
Il primo passo da compiere, allora, è denunciare e rieducare! Così ben vengano associazioni a tutela dell’ambiente, laboratori di riciclo nelle scuole, mostre fotografiche e filmati che denunciano gli scempi commessi a guisa di moderne berline, festival dell’ecologia  della legalità come il “Green sound festival”.
Perché la Terra è solo un luogo in cui siamo ospiti e quando veniamo accolti in casa di qualcuno è buona abitudine dimostrare rispetto.
Ilaria Ferramosca

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